La felicità è fuori dalla tua zona di comfort

La felicità è fuori dalla tua zona di comfort

La felicità è dentro o fuori?

Quante definizioni della felicità, che spesso non coincidono, e quanti messaggi legati ad una qualità di vita migliore il nostro cervello riceve ogni giorno. “La felicità va trovata dentro”, “la felicità è un viaggio”, “la felicità va ricercata fuori”, e cose del genere. Avrai letto anche qualche mia frase legata a queste affermazioni e, leggendo fino in fondo, capirai il senso che hanno per me.

Comprendere bene qual è il corretto significato di felicità è un’impresa assai ardua e tutte le volte ci caschiamo, pensando che la felicità sia un percorso, che sia dentro di noi, che la troveremo lungo il viaggio, etc. etc.

Una cliente un giorno mi chiese, ma la felicità esiste? Ecco questa è una bella domanda!

In effetti, penso che abbiamo tre idee di felicità.

La prima è legata alle persone care che ci circondano e a cui siamo legati affettivamente e famigliarmente.

La seconda è legata ai successi e alle cose materiali di cui ci circondiamo (e che ci piace possedere) e a cui attribuiamo un grado di felicità che varia a seconda del valore che ha quella determinata cosa per noi.

La terza è legata alla serenità e alla pace dei monaci tibetani, quella felicità che, per noi occidentali, sembra impossibile da creare e mantenere, e irraggiungibile sotto ogni punto di vista.

Ebbene, devi sapere che mentre stavo redigendo il mio ultimo libro Benvenuta Felicità! stavo anche vivendo uno dei periodi meno facili della mia vita. Mia mamma si aggravava con il Morbo di Alzheimer (e veniva a mancare a fine 2018), mia moglie Giovanna ebbe un ictus, da cui ne è uscita senza gravi danni, ci fu la perdita improvvisa di un nipote di ventiquattro anni e la boxer che aveva vissuto con noi per dieci anni dovette lasciarci per una malattia che andava avanti da due anni.

 

E allora ti chiederai “da dove ti arriva tutta questa felicità?”

Devi sapere che fino a cinque-sei anni fa pensavo alla felicità come quella sensazione che solo i monaci tibetani possono provare. Pensa, invece, che quindici anni fa mi sentivo molto felice e questa felicità era legata al mio successo lavorativo e all’avere una splendida famiglia.

Quando dovetti affrontare la crisi lavorativa mi resi conto che molte cose che mi rendevano felice si stavano “sgretolando” e la famiglia (in un primo momento) non riusciva a farmi riprendere in mano la mia vita.

Iniziando un percorso di autoconsapevolezza, compresi quanto fossero importanti i miei talenti, i miei valori e l’allenamento al benessere personale, da quello fisico a quello psichico.

Compresi che, per tirarmi nuovamente su e ripartire da capo, mi occorreva tutta la forza interiore che stavo riscoprendo un po’ per volta. Per sentirmi felice dovevo evitare di incolpare gli altri per i miei fallimenti e lasciare andare quelle che ritenevo mie colpe gravi.

Tutto ciò che non riusciamo a lasciar andare crea una zavorra in noi, che ci fa colare a picco emotivamente e ci fa perdere quel poco di autostima che ci è rimasta, anche dopo un banalissimo errore.

Tutti questi rimpianti, questi sensi di colpa e queste emozioni forti ci fanno rinchiudere sempre più in un’area protetta dove evitare qualsiasi contatto con l’esterno e qualsiasi nuova sfida con ciò che potrebbe arrecare ulteriori “fallimenti”.

Questa zona di comfort chiude le porte alla felicità per dare sempre più una sensazione di sicurezza e protezione che, purtroppo, nel tempo diventa nociva per il benessere psicofisico di ogni individuo. È proprio in questo modo che la felicità diventa sempre più effimera e irraggiungibile. Per colmare il vuoto che questa insoddisfazione crea, ecco che si ricerca la felicità nelle cose e nelle persone.

 

“Apri” la tua zona di comfort

La felicità che ho scoperto in questi ultimi anni è legata essenzialmente all’amor proprio e all’autoconsapevolezza. Conoscere se stessi, essere consapevoli del ciclo della vita, saper portare equilibrio nei propri stati emotivi ed evitare di generare giudizi verso gli altri, sono le condizioni che mi hanno guidato, in modo armonico, verso una felicità che vivo appieno ogni giorno.

Hai compreso, quindi, che quando parliamo di felicità non parliamo di un’emozione ma di uno stato mentale, di un modo d’essere e di un aspetto importante della nostra vita. Attraverso la Scienza del Sè, che insegno, è possibile comprendere appieno questi concetti.

Per fare questo occorre “aprire” la propria zona di comfort alle opportunità, ai doni e agli altri. Mostrare le proprie emozioni, la propria gratitudine (a se stessi e agli altri), la propria vulnerabilità e aprirsi empaticamente agli altri, ci consente di creare un passaggio senza filtri tra la nostra zona protetta e quella degli altri, nonché di aprirci al mondo esterno.

Una volta scoperta la vera felicità, potrai allenarti a mantenere delle abitudini felici, attraverso la gratitudine, gli atti di gentilezza, il sorriso e dicendo basta alle lamentele; ti verrà naturale gestire anche gli stati emotivi più forti, vivendoli con la giusta intensità e la giusta frequenza che ogni emozione trasmette.

Ricercare la felicità in solitudine è un lavoro assai più lungo e che richiede una grande connessione con l’Universo e con lo spirito. Questo è il processo che viene sviluppato dai monaci tibetani che, fin da piccoli, imparano l’arte della meditazione e della connessione con se stessi.

La felicità è fuori dalla tua zona di comfort. Per questo diventa importante uscire dalla tua zona di comfort e assaporare la tua felicità, quella che riuscirai a costruirti e ad allenare nel tempo. E ti ricordo che, condividendola, amplificherai quella sensazione di benessere psicofisico che solo l’amore e la felicità riescono a trasmettere.

Se ancora non l’hai letto, sappi che nel mio libro parlo proprio di come l’evoluzione personale possa aiutare ogni individuo a scoprire come generare felicità, come allenarla e come condividerla con gli altri, per creare maggior armonia in noi stessi e nei rapporti con gli altri. Qui puoi richiedere l’ESTRATTO GRATUITO.

A presto

Stefano